Tutela per noi Italiani Esuli e rimasti

L’intervento del Presidente dell’AFIM, Franco Papetti, a Palazzo Madama, sala Nassirya

Si è svolta, martedì 28 luglio 2020, alle ore 11 presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica, una conferenza stampa promossa dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, a seguito della visita del Presidente Sergio Mattarella e del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor alla Foiba di Basovizza il 13 luglio 2020.
Importante l’appello di Maurizio Gasparri il quale chiede che dopo la visita di Pahor “Conte riceva queste organizzazioni (Esuli) che rappresentano un pezzo di storia d’Italia troppo spesso dimenticata”. Presenti al Senato il Presidente della FederEsuli Antonio Ballarin, il Presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel mondo Franco Papetti, il Presidente dell’Associazione Italiani di Pola Tito Sidari e il Presidente di Coordinamento Adriatico Giuseppe de Vergottini. Tutti hanno riconosciuto il carattere storico, molto positivo, del 13 luglio. Tuttavia, sono convinti che quella stretta di mano, che ha aperto tutti i giornali italiani, sia un punto di partenza, e non di arrivo, per rilanciare la verità storica e il riconoscimento dei diritti di chi soffrì quelle enormi tragedie.

“Mi chiamo Franco Papetti -ha esordito il Presidente dell’AFIM - e rappresento l’associazione dei Fiumani Italiani nel Mondo. Fiume come voi sapete è stata la città che negli anni ’40 del Novecento, aveva 54.000 abitanti: se ne sono andati più del 90 per cento dei cittadini per le decisioni del dopoguerra. Gli esuli sono stati dai 38 ai 40.000, un’intera città che si è spostata. A Fiume però esiste una minoranza di italiani. I Fiumani hanno visto con particolare interesse ciò che è successo a Trieste, lo possiamo considerare un fatto storico, oltre l’aspetto empatico dell’evento, c’è anche l’aspetto politico, finalmente un presidente della Slovenia, una delle ex nazioni jugoslave, era presente alla Foiba di Basovizza. Per noi un evento oltremodo importante vedere i due presidenti mano nella mano che si inchinavano di fronte alla Foiba di Basovizza che ci ha permesso anche di superare certi aspetti che potevano essere anche non di secondaria importanza, tipo: il Narodni Dom è stato regalato o è stato restituito? Oppure i tre sloveni più un croato del Tigr ai quali è stato reso omaggio erano degli attentatori all’unità nazionale italiana o erano degli antifascisti. Ecco, queste considerazioni, secondo me, sono state superare dall’evento storico paragonabile a quello di Verdun quando a prendersi per mano furono Kohl e Mitterand per superare cento anni di scontri tra Germani e Francia.
Ora anche noi con la Slovenia abbiamo raggiunto un’intesa, un riconoscimento reciproco dei torti nostri e loro nel periodo della guerra con l’occupazione di Lubiana e nei quaranta giorni di Trieste di cui è esempio tragico la Foiba di Basovizza. A questo punto ci aspettiamo che ci sia un passo successivo, in questo caso con la Croazia per arrivare ad una riconciliazione in questo senso.
Dobbiamo dire che noi come Fiumani già siamo andati avanti: da oltre vent’anni abbiamo dei rapporti consolidati, sia con l’amministrazione del Comune di Fiume sia con la locale minoranza italiana con la quale lavoriamo assieme, con la quale cerchiamo di proteggere quella che è stata la nostra storia e devo dire che qualche risultato l’abbiamo ottenuto.
A Fiume è stato reinstallato sulla Torre civica il simbolo della Fiume storica, l’aquila bicipite; è stata reintrodotta la bandiera storica fiumana che ha rappresentato nei secoli l’autonomia fiumana; è stata dedicata a Riccardo Zanella una piazza a colui che fu il leader del movimento autonomo di Fiume, proprio davanti al Palazzo del Governo. Noi stiamo andando avanti, stiamo costruendo insieme un futuro perché vogliamo che la minoranza italiana di Fiume, composta da quattromila italiani di cittadinanza croata, riescano a resistere all’assimilazione. Questo nostro lavoro sta avendo dei grandi successi.
Ora veniamo a noi: credo sia il momento, vista anche l’importanza di questo incontro tra il Presidente Mattarella e il Presidente Pahor, che l’Italia chiuda le pendenze nei nostri confronti. Credo sia inaccettabile il fatto che noi ancora si discuta di rimborsi dei progetti del 2014, sono passati sei anni. E’ inaccettabile che non sia ancora chiuso il problema beni abbandonati. Ci si aspetta dallo Stato italiano una equa e definitiva conclusione della vicenda. Voglio ricordare che con i nostri beni sono stati pagati i danni di guerra di tutti gli italiani…e poi qualcuno mi dovrà spiegare perché i nostri beni sono stati valutati un decimo rispetta a quelli dei profughi libici. E’ doveroso venga portato a termine l’accordo Dini-Granic del 1996, per la protezione delle nostre minoranze, che prevedeva, tra l’altro, il diritto al bilinguismo anche in quelle zone, come Fiume, dove vive una minoranza italiana consistente. Non è accettabile che non sia stata consegnata la medaglia d’oro alla città di Zara che fu concessa dal Presidente Ciampi (e di cui ha parlato il prof. de Vergottini). Si tratta di un altro episodio da chiudere definitivamente.
Un’altra cosa che ci è dovuta, da parte della politica italiana, sono delle scuse ufficiali per come siamo stati trattati, buttati nei campi profughi al limite dell’umano, pensate già ancora nei primi anni Sessanta c’erano oltre seimila profughi in queste condizioni, in questi luoghi di prigionia e nessuno mai ci ha chiesto scusa né ci è stato spiegato perché siamo stati trattati in questo modo. Pensate addirittura che nel 1948 era stato chiesto ad ognuno di noi di depositare le impronte digitali perché eravamo sospettati di non so quali delitti.
Qualcosa è stato fatto effettivamente, col Giorno del Ricordo, ci è stata data la possibilità di farci conoscere. Anche se ciò che ci fa male è che gli italiani, avendo perso in sessant’anni questa conoscenza storica, chiamano Fiume col nome croato di Rijeka. Vado spesso nelle scuole a fare delle conferenze e mi accorgo dell’ignoranza che c’è sulla nostra storia, sento dire che noi abbiamo invaso l’Istria nel 1941 e cose del genere. Quindi, e mi avvio alla chiusura, noi vogliamo che lo stato italiano ci aiuti a far conoscere meglio e di più la nostra storia di bimillenaria presenza nelle terre adriatiche nord orientali. Come punto di partenza per far diventare la nostra storia, storia nazionale. Ed inoltre che il discorso del ritorno culturale che stiamo affrontando con la nostra minoranza ci dia la possibilità di ricostituire e ricompattare la comunità giuliano-dalmata. Il tutto attraverso una maggiore protezione degli italiani oggi cittadini sloveni e croati che manterranno anche nel futuro questa nostra dimensione fatta di tradizioni, lingua, cultura e tutto ciò che noi purtroppo abbiamo dovuto lasciare”.

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