RICCARDO ZANELLA

Fine dell’Idillio ungherese e la nascita del Partito Autonomo nel 1896.

Nel 1895, l’Idillio con l’Ungheria era praticamente terminato. Lo sviluppo industriale avvenuto in città grazie all’opera illuminata del podestà Giovanni de Ciotta, che aveva ben saputo mediare con il governo di Budapest, non aveva creato le basi per una convivenza politica duratura.  Alla fine del XIX secolo le nuove divergenze  tra il governo di Budapest e la municipalità fiumana non rimasero limitate solo al campo politico amministrativo, ma trovarono sfogo anche nell’ambito delle rivendicazioni nazionali. La rottura avvenne quando il governo ungherese iniziò a emanare provvedimenti tesi a limitare l’autonomia di Fiume. Nel 1896 nasceva il Partito Autonomo fondato da Michele Maylender, che fu eletto da li a breve nuovo podestà di Fiume. L’elezione di Maylender fu il segnale decisivo del cambiamento politico in corso. Il giornale degli autonomisti “La Difesa” era in mano a Riccardo Zanella, il futuro grande protagonista  del movimento autonomista fiumano . “La Difesa”, per evitare la censura ungherese si stampava a Sussak (territorio croato sottoposto ad altre normative) e veniva introdotta clandestinamente a Fiume. I fiumani svilupparono ulteriormente, in questo periodo, una forte identità basata sulla loro storia autonoma e sulla lingua italiana, nonostante ciascuno di loro vantasse più origini etniche in famiglia. Il dialetto fiumano, comunemente parlato nelle case e nelle piazze era un’emanazione diretta del dialetto veneto e questo già bastava ai fiumani per definire la propria secolare identità. Politicamente l’Italia era troppo debole per rappresentare un realtà politica perseguibile e un vero e proprio irredentismo nascerà, come vedremo nei primi anni del “900.  La comunità fiumana si sentiva tutelata solo attraverso un’ampia autonomia municipale possibile all’interno di una struttura sovranazionale e la lingua italiana era un fattore irrinunciabile. Lo sviluppo degli irredentismi e del concetto di nazionalità alla vigilia della Prima guerra mondiale mise in crisi il vecchio sistema autonomista non solo a Fiume, ma anche nei vicini territori istriani e dalmati.

 La vigilia della Prima guerra mondiale e le questioni nazionali

 Dopo la nascita del Partito Autonomo, in seguito a una stagione di contrasti nazionali con ungheresi e croati, sorse nel 1905 a Fiume il circolo di ispirazione mazziniana “La Giovine Fiume” con a capo Luigi Cussar, Riccardo Gigante, Gino Sirola e altri esponenti. Si trattò di una risposta alla famosa “Risoluzione di Fiume”(Riječka Rezolucija) del 3 ottobre 1905, con la quale alcuni partiti croati guidati da Frano Supilo chiesero l’unione della città alla Croazia. Le nuove tensioni nazionali tra italiani, croati, ungheresi e serbi, iniziavano a mettere in seria crisi non solo l’Impero austroungarico ma anche gli stessi concetti politici e identitari sui quali si fondava l’autonomia fiumana. Si moltiplicano i  contrasti tra i giovani irredentisti italiani , non solo con i croati, ma anche con gli autonomisti di Maylender e di Riccardo Zanella. L’intervento italiano nel primo conflitto mondiale iniziato il 24 maggio 1915, spinse alla fuga oltre un centinaio di fiumani, che si arruolarono volontari nell’esercito del Regno d’Italia. La maggior parte dei fiumani furono però reclutati nelle divisioni ungheresi delle Honved e inviati a combattere contro i russi nelle regioni della Galizia e della Bucovina. A Fiume, l’entrata in guerra dell’Italia, alimentò nuove idee politiche più radicali in senso filo italiano. Il fatto che l’Italia con il Patto Segreto di Londra (26 aprile 1915) non aveva chiesto il porto di Fiume, in caso di vittoria, produrrà gravi conseguenze a guerra finita.  Nel 1915 la polizia ungherese organizzò una retata di cittadini sospetti di nutrire sentimenti italiani, che furono deportati nei campi d’internamento ungheresi di Tapiosuly e di Kiskunhalas. Durante gli  anni della guerra ogni azione politica in città si era sostanzialmente raffreddata. Gli irredentisti italiani come Riccardo Gigante, Gino Sirola, Antonio Grossich, Luigi Cussar, Carlo Conighi, Armando Odenigo ecc. o combattevano nell’esercito italiano oppure erano stati deportati in Ungheria, mentre gli autonomisti Riccardo Zanella e Mario Blasich, arruolati nelle Honved si erano arresi volontariamente ai russi. Con la fine della guerra e la sconfitta dell’Austria-Ungheria iniziò per Fiume una lunga battaglia politica per l‘appartenenza politica e statale della città. In quegli anni del dopoguerra molto problematici, prese man mano vita e forza l’idea di Riccardo Zanella volta alla creazione di uno Stato fiumano indipendente che avrebbe svolto una funzione mediatrice tra il Regno d’Italia e il nuovo Stato dei Serbi, Croati e Sloveni. Nel progetto di Zanella trovavano per la prima volta spazio i croati fiumani .

Fine della prima guerra mondiale. Fiume autonoma o Fiume d’Italia? Contrasti tra autonomisti, annessionisti e dannunziani

 Ancor prima della fine del conflitto il 18 ottobre 1918, il deputato fiumano Andrea Ossoinack al parlamento di Budapest elevò una solenne protesta in seguito all’assegnazione di  Fiume da parte di Carlo I d’Asburgo alle nuove regioni slave meridionali, sottolineando l’autonomia di Fiume e la sua italianità. Con la sconfitta dell’Austria-Ungheria tutto faceva presagire al passaggio di Fiume allo Stato dei Serbi-Croati-Sloveni, poiché con il già ricordato, patto segreto Patto di Londra, l’Italia in caso di vittoria  aveva chiesto l’Istria e parte della Dalmazia centrale, ma aveva rinunciato a chiedere Fiume. I Fiumani riunitisi nel Consiglio Nazionale italiano presieduto dal medico Antonio Grossich, il 30 ottobre 1918, scesero in piazza e con un proclama chiesero in base al principio di determinazione dei popoli, voluto dal presidente americano Wilson, l’ annessione al Regno d’Italia, in quanto il Consiglio Nazionale dei serbi, croati e sloveni senza il consenso della popolazione fiumana aveva occupato il 29 ottobre il Palazzo del Governo nominando un proprio presidente l’avvocato Rikard Lenac. Le cifre del censimento della popolazione fiumana di quel periodo erano a favore degli italiani e su questa base prese sempre più forza l’opzione politica del Consiglio Nazionale Italiano, che ottenne l’appoggio dei militari italiani giunti il 4 novembre 1918 in città e successivamente anche il riconoscimento da parte del Comando di Occupazione Interalleata, mentre il Consiglio nazionale croato doveva spostarsi a Sussak. Alla Conferenza della Pace di Parigi la posizione del governo italiano andava indebolendosi circa le aspirazioni territoriali in Dalmazia e a Fiume. Gli alleati inglesi, statunitensi e francesi non erano d’accordo a concedere agli italiani una grande influenza in Adriatico. In questa fase prende visibilità nuovamente il progetto autonomista fiumano, quando il 5 dicembre 1918 tornò a Fiume dopo un viaggio avventuroso il capo dell’autonomismo fiumano Riccardo Zanella, che godeva ancora di molte simpatie e di qualche appoggio governativo a Roma. Zanella tenne un discorso il 12 dicembre 1918 al teatro “Fenice”, durante il quale propose seppur timidamente ai governi delle potenze vincitrici la volontà del suo movimento di chiedere l’indipendenza per Fiume. A Zanella fu conferita delega scritta per rappresentare Fiume a Roma e a Parigi dove si doveva tenere la conferenza della pace a partire dal mese di gennaio 1919. Dopo un lungo periodo di incertezze il 10 settembre 1919 l’Italia firmò il trattato di pace con l’Austria senza ottenere precise garanzie su Fiume e sui territori dalmati. In questo contesto maturò il 12 settembre 1919 l’azione di Gabriele D’Annunzio che entrò a Fiume con oltre un migliaio di legionari, dopo esser stato invitato all’azione, nel corso della primavera del 1919, da importanti personalità del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume. Il programma rivoluzionario dannunziano denso di contenuti sociali non riscosse mai il favore dei governi di Roma, che iniziarono a favorire l’opzione politica di Riccardo Zanella e, quindi a favorire la creazione di  uno stato cuscinetto autonomo, che sarebbe stato in grado di soddisfare gli Alleati e di mettere a tacere le spinte rivoluzionarie di D’Annunzio che per tutta risposta fondò la Reggenza Italiana del Carnaro. Gabriele d’Annunzio doveva misurarsi in quei concitati frangenti, non solo con Mussolini e altri politici italiani, ma anche con l’autonomismo fiumano capeggiato da Riccardo Zanella che, a onor del vero, in un primo tempo aveva parteggiato per d’Annunzio.

Nascita dello Stato Libero di Fiume e la sua drammatica conclusione. Il primo esilio di Zanella.

Il Partito Autonomo era stato, prima del conflitto mondiale, l’intransigente difensore dell’identità italiana di Fiume minacciata dalla politica ungherese soprattutto agli inizi del XX secolo e dalle mire annessioniste croate. Il 12 novembre 1920 fu stipulato a Rapallo, tra Italia e Jugoslavia, il trattato che prevedeva la nascita di uno Stato fiumano indipendente con l’avvallo delle potenze vincitrici. D’Annunzio non accettò i postulati di Rapallo e respinse l’intimazione del capo del governo Giovanni Giolitti ad abbandonare Fiume. Si scatenarono drammatici scontri tra dannunziani e soldati regolari italiani nelle giornate di Natale, alla fine dei quali ci furono 55 morti.  D’Annunzio fu costretto alla resa e dovette lasciare Fiume. Il 5 gennaio 1921, ancora con D’Annunzio in città, si costituì un Governo provvisorio fiumano, che ebbe il compito di organizzare le elezioni dell’Assemblea Costituente del nuovo Stato fiumano. In questo periodo affluirono in città gruppi di nazionalisti e di fascisti triestini che volevano influenzare l’elettorato fiumano con ogni mezzo. A Fiume si costituì il “Blocco Nazionale” capeggiato daRiccardo Gigante col programma di rivendicare l’annessione all’Italia, in opposizione al Partito Autonomo di Zanella il quale si avvaleva del forte appoggio del governo di Roma e di quello jugoslavo favorevoli allo stato cuscinetto. L’Assemblea Costituente  del nuovo Stato rappresentava solo la parte annessionista e non il Partito Autonomo gli altri partiti minori come la Lega Patriottica Fiumana Indeficienter. Inoltre l’esodo dei legionari fu parziale e questo fatto non favoriva gli autonomisti.  Ciò nonostante il popolo fiumano man mano si convinse che Fiume libera avrebbe potuto raggiungere una grande floridezza economica, cosa non possibile in caso di annessione all’Italia, in quanto la città sarebbe diventata uno dei tanti porti italiani e per di più periferico. Inoltre gli autonomisti riuscirono a proporre un programma sociale tale da ottenere l’appoggio della minoranza croata presente in città. Per tutti questi motivi il Partito Autonomo vinse le elezioni del 24 aprile 1921 con una vittoria schiacciante, su 9.554 elettori andarono al Partito Autonomo 6114 voti (ottenendo consensi anche da parte croata) al Blocco Nazionale andarono 3.440 voti. Se si considerano, però, solo i voti del gruppo etnico italiano la differenza tra autonomisti e annessionisti non era così considerevole. Nonostante l’esito elettorale favorevole a Zanella continuarono a succedersi tensioni e scontri in città tra le diverse fazioni. Già dopo lo spoglio delle schede elettorali avvenne l’azione squadristica con a capo Riccardo Gigante che diede fuoco alle schede, ma i verbali erano già stati redatti e quindi il voto elettorale favorevole allo Stato libero era stato riconfermato. Zanella, fu addirittura costretto il 27 aprile a fuggire con i propri collaboratori a Buccari sotto la protezione del governo jugoslavo per via delle minacce di morte ricevute da parte degli annessionisti. Il 26 giugno avvenne, poi, l’eccidio di Porto Baross, dove alcuni ex legionari dannunziani insorsero per evitare la cessione dell’importante bacino portuale alla Jugoslavia stabilito dal Trattato di Rapallo. Dopo lo scontro con i carabinieri e un cordone di alpini rimasero uccise sette persone, tra cui quattro legionari, due giovani studenti e una donna. Molti i feriti, almeno una ventina Solo il 5 ottobre 1921 il generale Luigi Amantea riuscì a far insediare l’Assemblea Costituente fiumana, che nominò Zanella capo dello Stato e del governo di Fiume. Il nuovo governo formalmente non riuscì ad operare e la stabilità del piccolo Stato vacillò subito dopo qualche mese. In seguito all’uccisione del giovane legionario Fontana causata probabilmente dagli autonomisti, il 3 marzo 1922 irredentisti triestini, repubblicani ed ex legionari guidati dal capo del fascio triestino Francesco Giunta , rovesciarono con le armi il governo di Zanella. Ci furono tre morti da parte italiana e tre morti da parte autonomista. Molti i i feriti. La città piombò  in un nuovo clima di instabilità e incertezza. Gli autonomisti si rifugiarono a Portorè (Kraljevica) in Jugoslavia decisi a non voler cedere il governo fiumano agli annessionisti. Dopo alterne vicende,  il 5 aprile del 1922, il prof. Attilio Depoli  fu incaricato, dal consiglio  militare italiano  e da ciò che restava dell’Assemblea Costituente ad esercitare i poteri amministrativi su Fiume. Riccardo Zanella non tornò mai più a Fiume dopo quei tragici avvenimenti, rimase un decennio a Belgrado protetto dal re Alessandro e poi si recò in Francia. Il resto degli autonomisti fecero ritorno in città, ma non ebbero più alcun peso politico. Qualche anno dopo il 27 gennaio 1924 Fiume venne annessa sotto il governo di Mussolini all’Italia. Non si sentì più parlare di autonomia a Fiume per lungo tempo.      

 La seconda guerra mondiale, l’effimera rinascita del movimento autonomista a Fiume stroncato dalla polizia segreta jugoslava.  Il secondo esilio di Zanella a Roma.

Solo durante al seconda guerra mondiale con l’approssimarsi della sconfitta dell’Italia e della Germania, risorse clandestinamente il movimento autonomista fiumano. Riccardo Zanella si trovava in Francia, collaborando alla Resistenza antinazista, e verso la fine del 1943 tramite gli autonomisti rimasti a Fiume Mario Blasich il suo fedele compagno, Giovanni Stercich, Nevio Skull, ripresero a prendere quota le idee di creare a Fiume un nuovo Stato Libero. Ci furono anche incontri con la Resistenza jugoslava, ma non sorbirono effetti positivi di collaborazione. La battaglia per conquistare Fiume, agli inizi del 1945 fu molto sanguinosa per tutte la parti in causa. Altre organizzazioni politiche, come un presunto Comitato di Liberazione Nazionale capeggiato da Antonio Luksich-Jamini e un altro Comitato fiumano di ispirazione autonomista, non ebbero in quei frangenti nessuna seria possibilità di azione. La situazione nel campo dell’antifascismo a Fiume era saldamente in mano jugoslava. Il 3 maggio 1945 entrano a Fiume, dopo una lunga battaglia di alcuni mesi, i primi reparti della IV Armata popolare jugoslava. La mattina del 4 maggio, iniziò a spargersi la notizia che nella notte si erano verificate irruzioni della polizia segreta jugoslava dell’OZNA guidata da elementi locali in molte case di privati cittadini. Il periodo di terrore e di intimidazione contro gli italiani era cominciato. Si venne a sapere che alcuni esponenti del vecchio partito autonomista zanelliano, come Mario Blasich, Nevio Skull, Giuseppe Sincich, erano stati uccisi; non si avevano più notizie del senatore Icilio Bacci, mentre l’altro senatore Riccardo Gigante era stato prelevato e condotto insieme ad altri sventurati a Castua, per essere poi fucilato e trucidato a colpi di baionetta. In quei tristi giorni centinaia di fiumani furono arrestati e fatti scomparire dal sistema comunista jugoslavo: l’ex podestà Carlo Colussi e sua moglie Nerina Copetti, il preside Gino Sirola, l’insegnante Margherita Sennis, l’antifascista repubblicano Angelo Adam con l’intera famiglia, e tanti altri ancora scomparvero vittime del terrore. Oltre un centinaio di questurini e decine di finanzieri e carabinieri, furono uccisi e probabilmente gettati nelle foibe esistenti in prossimità di Grobnico e di Costrena. La fine delle grandi liquidazioni sommarie a Fiume in Istria avvenne solo nel tardo autunno del 1945, e a nulla valse la reazione internazionale contro la violenta  epurazione operata dalla polizia segreta jugoslava (Ozna). Non pagò mai nessuno per questi delitti. Contro gli autonomisti si scagliarono anche alcuni italiani aderenti al Movimento popolare di Liberazione Jugoslavo. Scriveva così Lucifero Martini. con lo pseudonimo di Lauro Chiari. nella Voce del Popolo del 6 dicembre 1945 in un articolo dal titolo “AUTONOMISMO E NEOFASCISMO:… mentre in Italia si sviluppa il neofascismo, nella nostra città vive, con le stesse uguali caratteristiche, un suo derivato diretto: l’autonomismo… e continua …L’autonomismo raccoglie dietro a sé tutti i fascisti che a Fiume e fuori di Fiume non sono stati colpiti dalla giustizia popolare… A Fiume e dintorni a guerra finita, oltre 650 italiani furono uccisi senza lasciare traccia (dati dalla ricerca italo croata di A. Ballarini e M. Sobolevski – Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni 1939-1947). Tutta la Venezia Giulia fu interessata in quell’epoca dalle stragi di marca jugoslava e ci volle l’intervento degli alleati a Trieste, Gorizia e a Pola, per impedire ulteriori massacri e violenze nei confronti dell’elemento italiano. In questo travagliato periodo Zanella si trovava esule in Italia sotto la protezione del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e si mise a capo dell’Ufficio “FIUME”. Dal 1945 al 1956  ben 38.000 fiumani dovettero abbandonare la propria città e cercare riparo Italia. Alcune migliaia di esuli fiumani proseguirono la loro esistenza all’estero (Canadà, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa ecc.). Nonostante gli sforzi di Zanella e di una  parte della diplomazia italiana ogni tentativo di riedire lo Stato Libero naufragò nel nulla. Zanella morì, nel secondo esilio di Roma, in povertà il 30 marzo 1959, dimenticato da tutti. Per ogni approfondimento su questi periodi storici collegabili con l’autonomia fiumana, nell’ambito della Società di Studi Fiumani, ricordo che Amleto Ballarini, già presidente della Società di Studi Fiumani, ha scritto una biografia “Riccardo Zanella. L’antidannunzio a Fiume” nel 1995, oltre a diversi saggi Ballarini organizzò un convegno a Trieste nel 1996 dal titolo “L’autonomia fiumana e la figura di Riccardo Zanella”. Al quel convegno partecipai con una relazione dal titolo “L’Autonomia fiumana in alcuni storici croati del secondo dopoguerra”. Infine, la rivista di studi adriatici FIUME, ha pubblicato nel corso tempo decine di articoli sull’autonomia fiumana e l’attuale presidente Giovanni Stelli ha composto una “Storia di Fiume” dove si parla diffusamente di Zanella e dell’autonomia fiumana.

A cura di Marino Micich

Direttore Archivio Museo storico di Fiume

Vedi Tutti